Farmacia dei servizi in Italia: un’opportunità da non perdere

La Farmacia dei servizi in Italia sta trasformando l’assistenza sanitaria locale. Era una fredda mattina di febbraio quando Marco, farmacista in un piccolo paese dell’entroterra toscano, aprì la saracinesca come ogni giorno. Non aveva ancora inserito la chiave nella serratura che già trovò Giulia, 78 anni, ad attenderlo.
“Dottore, stanotte ho avuto quella fitta al petto di cui le parlavo”.
Non era la prima volta che succedeva e Marco sapeva bene che il cardiologo più vicino era a 40 km e che l’ambulatorio medico locale apriva solo due volte a settimana.
Misurò pressione e saturazione a Giulia, fece un elettrocardiogramma con la nuova apparecchiatura arrivata grazie al progetto Farmacia dei servizi in Italia e, con i valori alla mano, contattò telefonicamente il medico di base. Mezz’ora dopo, Giulia usciva con la sua terapia aggiornata, evitando un viaggio estenuante verso l’ospedale provinciale e probabilmente un accesso improprio al pronto soccorso.
Questa non è solo una storia, ma la quotidianità di migliaia di farmacie italiane che rappresentano l’unico presidio sanitario in molte aree del nostro Paese. Nel tempo in cui viviamo, con una popolazione sempre più anziana e una sanità pubblica sempre più in affanno, la Farmacia dei servizi in Italia non è semplicemente un’evoluzione professionale: è una necessità sociale.
Conosco bene questa realtà perché negli ultimi vent’anni ho affiancato centinaia di farmacisti nel loro percorso di trasformazione. Ho visto paesi dove la chiusura dell’ambulatorio medico avrebbe significato abbandono sanitario totale se non fosse stato per il farmacista locale che ha saputo reinventarsi, formandosi, investendo, rischiando del proprio.
Mi colpisce sempre quando, parlando con i colleghi d’oltreoceano, sento raccontare delle conseguenze devastanti che la desertificazione farmaceutica ha avuto negli Stati Uniti. Oltre 54.000 farmacie indipendenti chiuse, sostituite da catene che hanno lasciato scoperte intere contee rurali perché “non sufficientemente redditizie”. Il risultato? Anziani che devono percorrere ore di strada per una consulenza, terapie interrotte, prevenzione azzerata.
È questo il futuro che vogliamo per l’Italia? È questa la direzione verso cui stiamo andando se non proteggeremo il modello della farmacia di comunità?
Ricordo ancora quando, visitando una farmacia in un paese di montagna, il titolare mi mostrò con orgoglio il registro dove annotava manualmente i valori pressori dei suoi pazienti più anziani, controllandoli settimanalmente.
“Non posso permettermi strumenti sofisticati”, mi disse, “ma conosco ogni mio paziente per nome e so quando qualcosa non va”.
Oggi, grazie alla Farmacia dei servizi in Italia, quel farmacista può offrire telemedicina, screening e monitoraggio avanzato, migliorando la qualità dell’assistenza.
La farmacia italiana non è solo un negozio che vende farmaci. È un luogo dove si costruiscono relazioni, dove si intercettano bisogni inespressi, dove spesso si è l’unico punto di contatto tra il cittadino e il sistema sanitario. Questa capillarità è un patrimonio nazionale che altri paesi ci invidiano.
Quando sento parlare di “liberalizzazione necessaria” o di “modernizzazione del sistema”, non posso fare a meno di pensare che dietro queste parole apparentemente innocue si nasconda spesso l’interesse di grandi gruppi multinazionali che vedono nel nostro sistema un’opportunità di profitto, non di servizio.
Non è retorica, non è conservatorismo: è la consapevolezza che una volta perso questo modello non sarà più possibile recuperarlo. Lo abbiamo visto accadere in troppi paesi che ora, con grande difficoltà, cercano di ricostruire ciò che hanno smantellato.
La vera modernizzazione è quella che abbiamo davanti: una farmacia che diventa centro polifunzionale di servizi sanitari, che integra digitale e rapporto umano, che si coordina con medici e specialisti, che porta la sanità dove altrimenti non arriverebbe.
Ogni volta che entro in una farmacia di provincia e vedo anziani che si fermano a chiedere consiglio, giovani mamme rassicurate, cronici seguiti con costanza, penso che non stiamo difendendo solo un modello economico, ma un’idea di società che non lascia indietro nessuno.
📢 Sta a noi tutti – cittadini, professionisti, decisori – scegliere se vogliamo proteggere questo patrimonio o se vogliamo rischiare di scoprire, tra qualche anno, di aver sacrificato un’eccellenza italiana sull’altare di interessi che hanno poco a che fare con la salute pubblica.
✅ La Farmacia dei servizi in Italia non è il futuro: è il presente che dobbiamo consolidare. È l’evoluzione naturale di un sistema che da sempre mette al centro la persona. Non possiamo permetterci di perderla.