Dalla parte del Titolare o del collaboratore?
Dalle vostre segnalazioni, una delle principali problematiche emerse nella conduzione dell’azienda farmacia sembra essere il rapporto con i collaboratori. I titolari mi raccontano che chi dovrebbe lavorare al loro fianco in realtà si comporta come un estraneo, una presenza che si limita al minimo indispensabile senza alcuna proattività.
La storia che sento è quasi sempre la solita: non esiste condivisione degli obiettivi e partecipazione agli sforzi. Anche se poi a ben vedere, con obiettivi ci si riferisce, il più delle volte, unicamente all’aumento del fatturato e per sforzi si intendono le incombenze quotidiane. Raramente invece l’assenza di un lavoro di squadra è percepita come un’agevolazione al compito dei competitori, che possono così sfruttare le mancanze o i disservizi della farmacia per rafforzare le loro posizioni.
Mi dite che il dipendente lavora solamente per lo stipendio, senza rendersi conto che esso deriva da una organizzazione complessa dell’impresa, con un impegno del titolare che non si esaurisce mai all’orario di chiusura dei battenti. In molti casi la farmacia è vissuta dal lavoratore come il posto fisso e garantito, senza pensare che in realtà così non è, tanto meno oggi se consideriamo la crisi generale dell’economia e il proliferare della concorrenza.
Affermate come piuttosto bisognerebbe che i dipendenti comprendessero che lo stipendio, per essere garantito, deve scaturire da un impegno collettivo, dalle risultanze di ciò che si vende e soprattutto da come lo si vende. Non viene capito come il cliente non è più una fonte sicura di guadagno, le scarse marginalità limitano le possibilità di investimento da parte dell’imprenditore, le scelte che si devono adottare sono decisive e non consentono molte possibilità d’errore.
Continuare a chiedere a qualcuno di impegnarsi è cosa brutta, lo si fa con i bambini in età prescolare perché già dopo la maestra ti insegna che nella vita dovrebbe bastare confrontarsi una volta sola. Che il collaboratore frequenti i corsi di formazione non dovrebbe essere una pretesa del datore di lavoro, bensì interesse del singolo proprio perché in tal modo ne nasce un accrescimento comune ove entrambi finiscono per acquisirne vantaggi. La richiesta di effettuare un brainstorming settimanale venendo in azienda mezz’ora prima dell’orario di apertura piuttosto che fermandosi un’oretta dopo la chiusura, dovrebbe essere interesse comune perché momento di verifica, confronto, proposta e crescita. E invece tutto è sempre molto difficile.
Fin qui le lamentele degli imprenditori che spesso affronto in occasione delle mie consulenze, quando parlo anche di motivazioni, incentivi e riconoscimenti. Mi viene chiesto perché allora non organizzo un corso dedicato ai dipendenti per insegnare loro il corretto “comportamento” aziendale, per far capire che non è solo il titolare ad essere sempre contro di loro ma il più delle volte sono loro ad essere contro il datore di lavoro.
Tuttavia capite bene che queste cose non si possono analizzare in un corso, sono temi che riguardano in maniera diversa ogni singola farmacia e pertanto richiedono personalizzazione. E soprattutto spero condividiate con me che coi presupposti di usare il termine “contro” non si produrrà mai niente di buono. Da una parte ci sarà sempre l’amarezza per veri o presunti diritti che vengono sfruttati come privilegi, dall’altra magari l’invidia per veri o presunti guadagni e posizioni di comando che conducono allo sfruttamento.
La realtà è che, con tali posizioni, le farmacie finiranno per chiudere e i posti di lavoro verranno meno. Se qualcuno che si trova con te nella stessa barca rema contro, allora il tuo lavoro si fa duro e viene meno la forza per nuovi entusiasmi. Un vecchio proverbio arabo narra “è meglio avere cento nemici fuori dalla tenda piuttosto che uno solo all’interno”. La contrapposizione non è mai proficua, quando invece un buon inizio potrebbe già essere il sentir dire dal collaboratore “io lavoro con” piuttosto che il solito “io lavoro per”, perché anche le parole che si utilizzano hanno un loro peso e descrivono ciò che uno prova. Così “lavorare per” si traduce spesso che il dipendente finisce per accontentarsi e vivacchiare alla giornata.
Avrete notato che a volte anch’io utilizzo la definizione collaboratori, mentre altre volte dipendenti, ma non è solo una questione si sinonimi, poiché la differenza ha un significato ben più profondo in quanto definisce il tipo di rapporto. Su questo tema ho già scritto in passato, in quegli articoli affermavo anche come oggi sia quanto mai indispensabile selezionare le persone che si desidera avere al fianco poiché, così come ormai non è più tempo per una farmacia generica, non è nemmeno più tempo di accontentarsi di dipendenti semplicemente laureati ma apatici.
Una volta scelte le persone, un’azienda strutturata deve però essere anche in grado di produrre stimoli e definire con precisione ruoli e mansioni. Bisogna quindi imparare a delegare, perché solo tramite una delega efficace una persona si sentirà responsabilizzata. Chi si sente davvero coinvolto, perfino quando dovesse assentarsi dal lavoro, si riterrà in dovere di preoccuparsi che chi lo sostituisce mantenga i buoni livelli di rendimento all’interno della “sua” azienda, perché se è vero che un incarico può andare a esaurimento, invece la responsabilità di un ruolo non decade mai.
Allora appare chiaro come il famoso corso di formazione che dovrei organizzare per i dipendenti, in realtà andrebbe rivolto sia ai titolari sia agli aspiranti collaboratori. Ma ogni farmacia possiede una propria realtà, territoriale e manageriale, e questo è il motivo per cui preferisco affrontare un rapporto così delicato solo in ambito consulenziale. La formazione di un gruppo affiatato è uno dei temi più complessi da definire perché il senso di appartenenza spesso può determinare il successo o il fallimento di un progetto.
Finora abbiamo però parlato solo di quello che dovrebbe essere il collaboratore ideale. Tuttavia anche i titolari dovrebbero cambiare atteggiamento e probabilmente porsi qualche domanda. Il più delle volte nelle farmacie manca ancora un progetto strategico e quando viene richiesta partecipazione, condivisione e proposizione, si scopre che in realtà la farmacia non possiede alcuna visione. In pratica è difficile riscontrare un’anima in grado di produrre entusiasmo emozionale. Si lavora sul quotidiano, non esiste una vera ricerca di miglioramento costante, ci si ritrova ad aprire la porta ogni mattina e la si chiude alla sera senza alcuno stimolo di proposta differenziale ma semplicemente aspettando il cliente e misurando poi quale è stato l’incasso giornaliero per definire se è stata o meno una buona giornata.
Allora, in tale situazione, cosa può essere richiesto al dipendente per farlo divenire un collaboratore se non l’essere puntuale, professionale, sorridente, cortese e disponibile e magari ogni tanto chiedergli di dare una spolveratina alle confezioni esposte? Se manca l’idea di produrre novità o di ricercare straordinarietà, quali opportunità di crescita, o di sviluppo di una passione ,o gratificazione per una proposta nuova ci possono essere per ciascun lavoratore?
Siamo sicuri che l’ambiente di lavoro incentivi davvero l’entusiasmo e lasci spazio a trovate personali? Quante volte viene condivisa una nuova iniziativa con lo staff prima di prendere una decisione? Se manca un progetto definito e composto da obiettivi chiari da perseguire nel tempo, che tipo di ascolto reciproco può esserci, quando in realtà non esiste nulla da condividere tranne il tempo da trascorrere assieme dietro un bancone?
Quindi prima di pensare ad un corso educativo per i collaboratori, proviamo a dare qualche risposta anche a queste domande e verifichiamo se il nostro ambiente di lavoro è davvero in grado di produrre continui stimoli produttivi. Qui non è questione di schierarsi da una parte o dall’altra, il manager di un’azienda attiva è colui che incoraggia, offre opportunità, e solo così sceglie i collaboratori senza accontentarsi di avere solo dipendenti fidati. In realtà un vero leader crea nuovi leader, motivati ed entusiasti del progetto, nella comune ricerca del continuo perfezionamento.
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di Paolo Piovesan
Consulente marketing e posizionamento strategico
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