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I HAVE A DREAM…

La farmacia che sogno è un luogo d’incontro, non è un negozio e neppure semplicemente una succursale dell’ASL, non è neppure un’esposizione ammassata dove tanti prodotti sono messi in primo piano.

E’ un posto ove in evidenza ci sono le persone, ove si creano rapporti umani che non possono essere garantiti da altre strutture e organizzazioni come ad esempio le grandi catene o da internet. Nella “mia” farmacia (per ora solo virtuale) si maturano rapporti che si traducono in stima, stima che si afferma con il piacere e la garanzia di soddisfazione.

La farmacia che sogno produce e stimola motivi di visita che non sono legati esclusivamente alle necessità di un malato, da me si respira benessere e gratificazione personale, il sentirsi bene con gli altri ma prima ancora con se stessi.

Si dialoga con la gente e si producono risposte che altrimenti questi clienti non possono ottenere altrove perché si tratta di consulenze personalizzate, frutto di una conoscenza e fiducia reciproca.

La mia idea di farmacia del futuro produce relax e non teme concorrenti perché lavora su elementi di assoluta professionalità specializzata (garantiti dalla costante formazione e non semplicemente dal caduceo) e di caratterizzazione di un’offerta di qualità.

Nella “mia” farmacia non esistono solo prodotti, il confronto non lo si fa sui prezzi (perlomeno non solo) e il concetto di servizi così come viene inteso oggi è riduttivo. Così. gli ambienti non sono dedicati solo a esporre quanti più prodotti possibile.

Esiste una cultura dell’accoglienza e allora il tempo si dilata perché chi ha fretta si affiderà sempre più a Google; i famosi quattro minuti di permanenza media del cliente nell’attuale farmacia italiana non devono essere ulteriormente ridotti magari con l’ausilio di un robot, ma anzi sono ampliati perché fin tanto che il robot lavora io dialogo, interrogo, conosco, condivido, faccio sperimentare.

Provate allora a immaginare questa “mia” farmacia con all’interno un bar nel quale c’è anche un punto wifi, (magari con un internet point ove sul p.c. appaiono messaggi che accompagnano il visitatore a conoscere meglio chi sono); immaginate un’area massaggi, o una mini palestra per la riabilitazione funzionale dell’anziano (o dello sportivo, o dei bambini); provate a considerare come la cabina estetica possa non essere più solo un elemento di moda ma parte integrante di un preciso protocollo di gestione del cliente; pensate a come potrebbe essere interessante un professionista che si dedichi alla pedicure dell’anziano.

A questo punto si che mi servono locali grandi, ma siccome nel mio sogno non costa nulla esagerare, nella farmacia ci ho messo anche un piccolo asilo per i bambini di quelle clienti che devono andare a lavorare nelle vicinanze, o che devono andare dal dentista o al supermercato. E poi…e poi…e poi…quanti altri spunti che mi venivano dall’osservazione di altri settori, quante idee; il sogno era davvero lungo e non ve lo posso raccontare tutto. Ma quella “mia” farmacia non temeva la concorrenza, non sottostava ai capricci del Sistema Sanitario, non dipendeva dalle prese di posizione dei medici, non dispensava prodotti ma vendeva soddisfazioni e proponeva un’esperienza che internet non potrà mai offrire; le persone non venivano esclusivamente per un dovere di salute così come si va dal dentista.

Poi mi sono svegliato e mi sono domandato se quel sogno non fosse invece davvero una visione del futuro un po’ diversa da quelle convenzionali, però già realizzabile. Eh si, perché in realtà non è così impossibile cambiare, non è assurdo studiare diversi modi d’essere professionisti in farmacia. In fin dei conti alcune di queste esperienze le ho già proposte e sperimentate con successo in qualche farmacia che ha richiesto la mia consulenza; si tratta di selezionarle, di calarle nelle singole realtà. Il sogno per ognuno di noi può essere più o meno lungo perché sono tanti i fattori che concorrono alla possibilità di realizzarlo, ma rimanere come siamo è invece senz’altro un incubo.

di Paolo Piovesan

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