PROLOGO: La sanità pubblica non garantisce più il reddito del passato, i farmacisti sono demotivati.
Il sommarsi di fenomeni quali lo sviluppo delle vendite di farmaci generici con la conseguente riduzione del fatturato SSN, la caduta di molti brevetti e conseguente riduzione dei prezzi, la liberazioni progressive a partire dall’introduzione degli sconti con Storace, le parafarmacie del governo Bersani, le nuove aperture del governo Monti e l’apertura ai capitali del governo Renzi stanno cambiando rapidamente lo scenario…. in senso negativo se ci focalizziamo sul mondo etico ma esistono spunti interessanti se associamo il comparto prevenzione e benessere. Non si vuole invecchiare, ma soprattutto tutti vogliono stare bene, essere più efficienti e produttivi. SI STA DIFFONDENDO LA CULTURA DEL BENESSERE.
La farmacia italiana dal 2006 non è più la stessa e prima i farmacisti se ne renderanno conto e se ne faranno una ragione, senza vittimismi e rimpianti, e meglio sarà per tutti.
Il mondo corre sempre più velocemente, non si spiega per quale motivo la farmacia ne sarebbe dovuta restare immune.
Parlo da consumatore finale, da semplice cittadino che osserva e si tiene informato. Il mio quartiere sta cambiando, la mia strada, i negozi sotto casa stanno cambiando. La vecchia pompa di benzina nello spiazzo aveva un piccolo spaccio che aveva iniziato tanti anni prima a dare il caffè per poi col tempo fare panini per i tanti operai delle imprese edili della zona. Ora lo spaccio si è trasferito in uno spazio più grande ed è diventato prima paninoteca e pasticceria-gelateria poi con l’apertura di un centro poli-sportivo e fitness anche pizzeria ristorante. Intanto il distributore ha raccolto attorno a sè il gommista e l’elettrauto ed ha aperto un centro di auto lavaggio. Il chiosco dei giornali si è allargato ed è diventato edicola con vetrine per libri. E’ sorto intanto un supermercato che ha preso il posto di un verduriere ed una panetteria. E la farmacia?
E’ sempre lì al suo posto, immutabile. 80 mq. totali, due vetrine. Si diceva che avesse acquistato i locali a fianco per ampliarsi e dare nuovi servizi, ma la cosa rientrò quando quei locali furono inaugurati dalla filiale di una banca. La farmacia ha sì rinnovato, portando i 20 mq. di sala vendita a 50 e riducendo il deposito, ma fondamentalmente è rimasta vecchia dentro, nello spirito, nell’approccio coi problemi e le aspettative del cliente. Gli espositori delle case, per mancanza di spazio, hanno via via occupato lo spazio che avrebbe dovuto essere del pubblico e dei servizi, creando un effetto bazar. La luce ed i colori scadenti per qualità e quantità hanno fatto il resto. Il cliente avverte il disagio e ritirato il prodotto al banco, esce il più presto possibile.
Questa farmacia è già “preda” o vittima del mercato.
Tutto si sta muovendo per creare nuovi bisogni e soddisfarli, per proporre nuove alternative a quello che solo qualche tempo prima si dava per acquisito. Si pensi solo allo slow-food in contrapposizione al fast-food, alle nuove tendenze dello slow marketing, i prodotti “no stress”. La parola d’ordine è “entertainment” ovvero intrattenere il cliente nel negozio il più a lungo possibile per farli passare momenti di relax, di curiosità, di piacere, di soddisfazione. Cosa ha fatto la farmacia su questa strada? Poco o nulla. E’ rimasta ancorata a modelli obsoleti vecchi di almeno 20 anni. Propone piani continui per esporre i prodotti con l’alibi del “discreto e sobrio” andando dritto nelle fauci della grande distribuzione, che non solo utilizza analoghi supporti espositivi ma con l’arma in più del visual merchandising e la comunicazione, perché ha cultura commerciale e spazio per farlo. E questo quando si sta diffondendo sempre più la vendita su internet e sono prossime anche in Italia le catene di farmacie,
La farmacia il cui farmaco etico rappresenta oltre l’80% dei ricavi non esiste più, e’ cambiato il mix di ricavi e per chi non è capace di re-inventarsi la situazione non è delle più rassicuranti. Se è cambiato il mix di ricavi in favore del prodotto non etico, allora sarà necessario avere locali più grandi e ripensare il ruolo del titolare che deve divenire sempre di più un imprenditore.
di Luca Sartoretto Verna
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